Star Wars: Battlefront 2 è un titolo di cui molto si è discusso negli ultimi tempi e non solo in ambito videoludico: la più recente pubblicazione di Electronic Arts e DICE ha causato un vero e proprio vortice d’emozioni, perlopiù negative, negli appassionati del franchise: la decisione d’introdurre una progressione fortemente condizionata dalle microtransazioni in un titolo a prezzo pieno non è stata (giustamente) gradita dalla community, ribellatasi in massa contro l’ennesima politica discutibile del gigante videoludico, alla quale abbiamo già dedicato diversi articoli.
Ora, dopo l’uscita ufficiale del titolo e la sospensione delle microtransazioni da parte di EA fino a data da destinarsi, è giunto il momento di capire se il prodotto, al di là dello scandalo sopraccitato, è meritevole d’acquisto. La versione testata è quella PC tramite Origin.
La campagna single player
Voglio iniziare ad analizzare Battlefront 2 partendo dal comparto singleplayer, sbandierato come d’eccellente qualità da buona parte della critica videoludica. Volendo evitare un fiume di parole per descrivere le ragioni per cui non sono d’accordo con questi ultimi, sarebbe sufficiente mostrare i modelli di Luke Skywalker e Han Solo realizzati da DICE.
Non serve essere fan sfegatati della saga di Lucas per accorgersi che l’unica cosa che accomuna questi personaggi agli attori che cercano di rappresentare è l’abbigliamento.
Volendo ulteriormente sottolineare il pessimo gusto e l’atroce qualità del modello pongo a paragone il Luke Skywalker di Jedi Knight II: Jedi Outcast, titolo del 2002.
Lascio al lettore il giudizio sulla fedeltà della resa.
Veniamo ora alla storia vera e propria. Dopo il fatidico clic su “Play the Campaign” veniamo subito accolti dalla prima feroce stonatura: la classica sequenza d’apertura di ogni storia di Star Wars che si rispetti, composta da sfondo stellato e scroll-up testuale che racconta gli avvenimenti del passato recente e che usualmente permette di contestualizzare ciò che vedremo è penosamente tronca, mancando proprio il sopraccitato scroll testuale.
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana… navi spaziali dei ribelli. Quando? Boh. Dove? Non si sa. Ma procediamo comunque. Le sequenze iniziali ci vedono nei panni di Iden Versio, spia della feroce Inferno Squad dell’Impero Galattico impegnata in un’operazione di sabotaggio a bordo di una capital ship ribelle classe MC-80 Mon Calamari.
Il gameplay è di buona qualità, comprende elementi stealth e abilità del personaggio oltre ad un gunplay tutto sommato soddisfacente. In vari punti della campagna vestiremo i panni di altri personaggi, in stile George R.R. Martin, che offriranno molteplici punti di vista sugli eventi.
Non volendo spoilerare l’intreccio narrativo segnalo solo una marcata mancanza di senso logico negli eventi che accadono durante la storia, assurdi quanto basta perchè il giocatore alzi le mani dalla tastiera, si rechi in bagno, si guardi allo specchio intensamente e si chieda: “Perchè?”.
Questa follia totale mista a cupio dissolvi dei “cattivi”, tipica delle ultime produzioni di Star Wars, sia videoludiche che cinematografiche, fa decisamente sorridere. Siamo ben lontani dalle storie dei passati videogiochi di LucasArts: la profonda caratterizzazione di un Kyle Katarn (Star Wars: Dark Forces e successivi), sia a livello emotivo che prettamente psicologico, è enormemente superiore a un’Iden Versio qualunque di cui ci si dimentica il giorno dopo della conclusione della campagna. Gli altri personaggi che fungono da contorno sono ugualmente piatti e stereotipati.
Volendo invece segnalare i punti di forza, si conferma quanto detto in sede d’anteprima: l’ambientazione è veramente di ottima qualità, sia a livello grafico che sonoro. L’uso del Frostbite Engine rende particolarmente affascinanti le missioni nello spazio, curate a livello di luci, modelli e corpi celesti. Alcuni scenari, anche planetari, sono veramente sorprendenti a livello di dettaglio grafico e concettuale.
Ogni missione che completiamo dà inoltre diritto a piccole ricompense che possiamo riscattare dal menù carriera e offre un piccolo incentivo al giocatore affinché completi la campagna.
Tutto sommato l’esperienza single player risulta sufficiente, e, volendo riprendere un adagio popolare del Nord Italia, si può riassumere così: “Bello il paese, brutta la gente”.
Altra novità è la modalità Arcade: sebbene il nome faccia pensare ad altro, è una modalità di test/allenamento dove si possono settare vari parametri per creare l’ambiente adatto a ciò che si vuole provare (mappe, quantità di nemici, limiti di tempo o kill). È possibile anche invitare i propri amici per giocare in co-op contro l’IA: a seconda della difficoltà selezionata si ottengono da una a tre stelle nelle modalità preconfigurate da DICE. Sono selezionabili tutte le classi e pure gli eroi, senza alcun limite, il che consente di esplorare abilità e meccaniche di eroi prima di utilizzarli nel “vero” comparto multigiocatore.
Il comparto multiplayer
Le svariate modalità multiplayer introdotte in quest’ultima iterazione (Strike, Blast, Heroes vs Villains) offrono un’esperienza alternativa alle solite Galactic e Starfighter Assault (da sempre il focus dell’esperienza di gaming dei titoli DICE), risultando più veloci e meno confusionarie.
A differenza di quanto avevamo riportato in sede di anteprima, Battlefront 2 soffre di un gameplay forse troppo rapido: si muore molto spesso senza capire chi e come ci ha eliminati. Va segnalato che il gioco, se privato della meccanica delle Star Card, non soffre così tanto di questo problema: i bonus a danno ed efficacia di armi e veicoli infatti si fa sentire decisamente troppo.
Buona la varietà di mappe, armi e veicoli che consentono al giocatore di variare con facilità il proprio stile di gioco, anche con l’ausilio del sistema di customizzazione per mezzo delle sopraccitate Star Card. Ottenere i punti per poter impiegare eroi e veicoli speciali è molto semplice, tant’è che spesso il fattore limitante risulta essere il cap imposto alla presenza contemporanea di taluni eroi/veicoli nella mappa: il loro impiego tuttavia è soddisfacente, così come il doverli combattere qualora si trovassero nel team opposto.
Il senso di progressione c’è, gli sblocchi possibili sono molti così come la possibilità di spremersi le meningi in theorycraft sulla customizzazione di data classe o veicolo. Peccato che la progressione sia fortemente legata a una componente di RNG, dovuta al loot che si ottiene dalle casse e slegata dall’abilità del singolo giocatore.
Per quanto riguarda i tanto attesi duelli tra Jedi e Sith, siamo di fronte ad una netta delusione: sono effettivamente dei poco ordinati sbracciamenti di mani e lame senza una reale meccanica distintiva come poteva essere quella implementata in un titolo di quattordici anni fa, Jedi Academy, ancora oggi ricordato e apprezzato: un sistema di stili e fendenti determinati sotto il controllo diretto del player (molto simile al combat system della serie Gothic di Piranha Bytes), del tutto opposto al frenetico spam di tasti di Battlefront 2.
Caccia Stellari all’assalto (Starfighter Assault) è a mio parere la gemma del titolo: nonostante sia piuttosto arcade come modello di gioco riesce ad appagare i veterani di spacesim della saga come X-Wing vs TIE Fighter, forse anche grazie all’inclusione della visuale dall’abitacolo, fedele al lore e realizzato con molta cura.
Il gunplay spaziale è semplicistico ma affidabile, così come le abilità speciali, abbastanza varie e pertinenti al veicolo scelto. La pecca della modalità sta nel sistema di controllo direzionale della nave spaziale, di tipo fly-to-crosshair, decisamente troppo “erratico”, anche se dopo svariate ore di gioco ci si abitua e si riesce a compensare con l’ausilio della tastiera.
Queste non sono le microtransazioni che state cercando
Il putiferio scatenato dalla community sulle famigerate Star Card risulta fondato, dato che l’acquisizione delle stesse risulta fondamentale per essere competitivi nel multiplayer. Poter saltare la gavetta fornisce un ingiusto vantaggio nei confronti dei player non paganti (cioè che hanno “solo” acquistato il gioco): il gameplay sarebbe stato completamente rovinato se il publisher non avesse deciso di sospendere le microtransazioni. Un feeling di estrema frustrazione può comunque assalire i novizi: trovarsi a fronteggiare un avversario con molte carte porta quasi sicuramente alla sconfitta, a meno che non siate dei Global Elite su Counter-Strike: Global Offensive.
Staremo a vedere se gli acquisti in-game verranno reintrodotti e in che forma. La soluzione migliore sarebbe sicuramente che questi si limitassero a un fattore cosmetico in stile Overwatch, eventualità però respinta dal CFO di EA Blake Jorgensen. Certo è che microtransazioni che influiscono pesantemente sul gameplay non dovrebbero trovare spazio in un gioco venduto a prezzo pieno.
Per il resto i valori produttivi di Star Wars Battlefront 2 sono davvero notevoli: promosso a pieni voti il comparto visivo, che mostra i muscoli non solo nelle texture e nell’effettistica ma anche nelle animazioni dei soldati, mentre l’interfaccia utente risulta piuttosto chiara e intuitiva. Risulta eccellente il comparto sonoro, che insieme alla soundtrack di John Williams ripropone i suoni di blaster, astronavi e spade laser che abbiamo imparato a conoscere negli anni.
Anche tecnicamente il gioco scorre fluido: non abbiamo mai incontrato bug o problemi di alcun tipo, segno di un’ottimizzazione pregevole.
The Last Jedi
Il publisher americano ha ripetuto più volte che Star Wars Battlefront II non ha Season Pass, a differenza del precedente capitolo, e che tutti i futuri aggiornamenti saranno gratuiti. A tal proposito il 13 dicembre uscirà nei cinema il secondo episodio dell’ultima trilogia di Star Wars, in italiano Gli Ultimi Jedi. In concomitanza su Battlefront 2 arriverà l’omonimo DLC, il primo vero contenuto post-lancio.
Già dal 5 dicembre è possibile scegliere se schierarsi con la Resistenza o il Primo Ordine, partecipando a varie sfide e guadagnando crediti per una delle due fazioni. Con The Last Jedi Season arriveranno inoltre i personaggi di Finn e Captain Phasma, una nuova mappa planetaria (Crait), una spaziale (D’Qar) e un nuovo capitolo single player ambientato dopo la fine della campagna principale, chiamato Resurrection: aggiunte molto apprezzate che danno un ulteriore motivo per continuare la propria avventura in Battlefront 2.
La manifesta volontà di DICE di continuare ad aggiornare il titolo fa comunque ben sperare i giocatori e soprattutto i fan della saga.
CONSIDERAZIONI FINALI
Considerato il clamoroso fallimento del primo Battlefront e l’epocale protesta riversatasi sull’ultimo titolo (placata, ricordiamo, dalla decisione di sospendere le microtransazioni), Star Wars: Battlefront 2 risulta godibile se non altro per l’ambientazione e la sua rappresentazione audiovisiva dell’universo di George Lucas. Pochi spunti davvero interessanti sono tuttavia sommersi da un mare di mediocrità, quando sarebbe bastato prendere spunto da titoli già entrati nella preistoria videoludica per offrire ai giocatori un’esperienza decisamente migliore e molto più memorabile.
L’acquisto pertanto è consigliato esclusivamente ai fan della saga, che sicuramente beneficeranno dell’ennesima esperienza nel mondo di Guerre Stellari: a chi non fosse invece un grande appassionato, consigliamo di guardare altrove.
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