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Naval Action è ora free to play su Steam. Vale la pena provarlo?

Naval Action è ora free to play su Steam. Vale la pena provarlo?

Ve ne avevamo già parlato la settimana scorsa, ma adesso è arrivato il giorno in cui, chiusi per aggiornamento i server, Naval Action è diventato ufficialmente free-to-play. Il titolo è scaricabile gratuitamente su PC via Steam e il client di gioco pesa 4,07 GB.

Oltre ad una serie di modifiche di bilanciamento e di alcune funzionalità degli NPC, a contornare l’avvenimento vi è l’aggiunta di un nuovo server stagionale, Caribbean. È la prima volta che Naval Action, in netto debito di player, sperimenta con una formula a season.

In poche parole, il nuovo server prevede una serie di stagioni, che durano tre mesi l’una, al termine delle quali arriverà un wipe, ad eccezione degli investimenti dei giocatori nel crafting (che verranno “compensati” all’inizio della nuova stagione – qualsiasi cosa questo voglia dire) e delle medaglie, che saranno conservate nel portafoglio del giocatore nella stagione dopo.

Naval Action in salsa free to play può legittimamente essere un gioco interessante da provare: si tratta pur sempre, con tutti i suoi difetti, dell’unico sandbox PvP navale con conquista territoriale.

Ma perché, allora, è stato così poco giocato? Dov’è che Naval Action ha evidentemente fallito, non riuscendo a racimolare sufficienti player e trovandosi alla canna del gas costretto al passaggio verso il free to play? E soprattutto, può durare in futuro o siamo di fronte ad un ultimo disperato tentativo a cui potrebbe seguire la chiusura?

Un’analisi onesta non può che rilevare tre motivi principali per cui Naval Action non ha avuto il successo che invece la sua formula avrebbe meritato, in ordine di importanza crescente: la sua natura hardcore, la presenza di apparente pay to win e le scelte scellerate degli sviluppatori.

La prima ragione è presto detta: Naval Action non è per tutti e va bene così. Non ci si può aspettare da un sandbox PvP una quantità di giocatori pari ai prodotti più casual e accessibili. Ma titoli come Escape from Tarkov dimostrano che questo tipo di gameplay può avere successo e piacere, e non è quindi l’unica ragione né la principale per cui Naval Action ha fallito.

Per ciò che concerne l’apparente pay to win, è bene dare ai nuovi giocatori alcune informazioni sulle navi presenti nello store di Steam, che sono acquistabili per bei soldi. Questi pacchetti permettono ai giocatori di spawnare, una volta al giorno, la nave acquistata, con i legni che preferiscono. In Naval Action ogni nave è creata con certi tipi di legni che le danno caratteristiche peculiari. All’apparenza, la possibilità di avere una nave da buttare via ogni giorno in un sandbox PvP sembrerebbe essere un vantaggio pazzesco, ed in parte di certo lo è, perchè permette di fruire di alcune funzionalità del gioco (specie alcuni encounter PvE) con meno preoccupazione.

Ma un player più esperto sa che le navi create nel gioco ricevono bonus diversi a seconda del grado di sviluppo del porto nel quale sono state costruite. Questi bonus, fondamentali, non sono presenti nelle navi acquistate sullo store e poi spawnate. Pertanto, queste ultime sono, nella stragrande maggioranza dei casi, notevolmente inferiori rispetto a quelle craftate tramite i meccanismi “normali” del gioco. Il rischio c’è ed è sicuramente fastidioso che si possa aggirare, anche solo parzialmente, la natura di rischio del titolo, ma nel concreto l’effetto si sente molto meno di quanto si potrebbe all’apparenza pensare.

Per ciò che concerne il terzo punto, cioè le scelte scellerate degli sviluppatori, questa è certamente la motivazione principale per cui il gioco è piano piano fallito. Oltre ad un marketing a dir poco lacunoso, una serie di cambiamenti aleatori, di ripensamenti, ci sono state metodologie di gestione della community, del bilanciamento e dell’RvR quantomeno discutibili, e tutti questi fattori, nel corso del tempo, hanno piano piano alienato anche giocatori molto fedeli.

Qui di seguito potete vedere un nostro vecchio streaming di Naval Action, che può darvi una buona idea del titolo, a patto di sapere che moltissimo è cambiato da allora.

 

 

Fonte 1, Fonte 2

 

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