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Doom Eternal: The Ancient Gods Parte 2 – La recensione dell’ultimo DLC

Doom Eternal: The Ancient Gods Parte 2 – La recensione dell’ultimo DLC

Eccoci nuovamente a parlare delle avventure del Doom Slayer grazie all’ultima espansione di Doom Eternal, l’ottimo FPS a base di sangue e morti violente di id SoftwareThe Ancient Gods Parte 2 si presenta con l’onore e l’onere di chiudere in modo magistrale questo capitolo di successo nella storia di Doom, mettendoci contro nuovi nemici e sfide prima di raggiungere finalmente il Signore Oscuro nella sua tana.

Andiamo subito a parlare di ogni aspetto di questo DLC valutando pro e contro, non prima di rimandarvi alla nostra recensione del gioco base. Ricordiamo che The Ancient Gods Parte 2 è disponibile per tutti i possessori del Pass Anno 1 e della Digital Deluxe Edition di Doom Eternal, o può essere acquistato singolarmente su Playstation 4, Xbox One, Stadia o PC tramite Steam, Microsoft Store e Bethesda Store.

 

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La caccia finale

L’avventura riprende subito dopo dove l’avevamo lasciata nel precedente DLC, con il Signore Oscuro di nuovo a piede libero nella forma “negativa” del nostro eroe. Quest’ultimo invita il Doom Slayer su Immora, la roccaforte dove si stanno radunando tutte le forze dell’inferno per la battaglia finale.

La trama giustamente non presenta particolari guizzi di originalità ma inframmezza lo spostamento tra i tre livelli presenti in questo nuovo contenuto con cutscene volutamente esagerate e divertenti. Restando nel merito della narrativa, risulta particolarmente ben riuscito l’ultimo livello il quale, mentre proseguiamo, ci racconta sullo sfondo lo scontro finale tra le due fazioni in modo epico, grazie ad animazioni che fanno quasi sospendere il nostro massacro per essere godute appieno.

 

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Equilibrio perfetto

Ciò in cui riesce meglio The Ancient Gods Parte 2 è prevedibilmente il gameplay, che riesce ad introdurre nuove unità nemiche studiate in modo da obbligare il giocatore ad usare tutto il proprio arsenale, ancor più che nel precedente DLC, dove questa idea era stata già adottata. 

In aggiunta ai nemici di The Ancient Gods Parte 1, ora abbiamo a che fare con il Barone Corazzato, munito di armatura vulnerabile solo al nostro fucile al plasma e dotato di una finestra di attacco, come il già noto Razziatore del gioco base, che ci permette di stordirlo per danneggiarlo in tranquillità per qualche secondo. L’Imp di Pietra è invece un nemico sfuggente che può essere colpito solo dalla mod fuoco rapido del fucile a pompa (finora quasi inutilizzata a favore della mod granata, decisamente più versatile). L’Urlatore è una variante del corrotto base, con la differenza che quando viene ucciso potenzia diverse caratteristiche degli altri nemici presenti nell’area, richiedendo così un po’ più di strategia e accuratezza nell’esecuzione del nostro massacro. Per concludere c’è il Predatore Maledetto, che colpendo lo Slayer lo debilita con una maledizione che rallenta e limita la mobilità fino a quando non si riesce ad eliminarlo con un Pugno del Sangue.

Ad incastrarsi perfettamente in questa complessa rete di sasso, carta e forbici, si aggiunge il Martello delle Sentinelle, che con un numero di cariche limitato permette di stordire momentaneamente i nemici e ottenere munizioni, vita e dandoci una possibilità in più di uccidere con un solo colpo nemici minori, come il sopraccitato Imp di Pietra.

Esattamente come in The Ancient Gods Parte 1, il focus dell’esperienza sono gli scontri nelle arene: fin dalle prime battute veniamo investiti da vere e proprie orde di mostri da combattere, spesso anche a multiple ondate. Il gunplay resta ovviamente di altissimo livello e l’idea di introdurre nuove unità nemiche per portare il giocatore a spremere di più le meningi sull’approccio con le armi e gli strumenti aumenta la percezione di progressione nel padroneggiare il titolo. Anche la conformazione delle arene risulta più varia, non solo più con spazi ampi e multilivello sviluppati in verticale, ma talvolta con aree più anguste o anche con liquami a terra, in grado di limitare la mobilità dello Slayer.

Lo scivolone di The Ancient Gods Parte 2 in merito agli scontri sta proprio nella boss fight finale che, per quanto introdotta in modo trionfale, sfrutta la sola idea delle finestre di attacco del Razziatore per creare una difficoltà, rigenerando la vita del boss quando si effettua un attacco nel momento sbagliato. In questo modo la battaglia risulta presto monotona ed estenuante, andando a buttare nella spazzatura tutte le belle idee introdotte negli ultimi mesi.

Parlando invece di difficoltà, The Ancient Gods Parte 2 resta in linea con il contenuto precedente, dove la modalità normale rappresenta già una bella sfida per il giocatore medio e può portare a diversi tentativi.

 

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Location

Anche in questo contenuto abbiamo a che fare con tre macro aree piuttosto articolate, seppur con meno sezioni esplorative e di puzzle ambientali, a partire dalle Steppe della Lancia del Mondo con una caratterizzazione stilistica che ricorda la città delle Sentinelle del gioco base, tornando poi su strade che sanno di già visto sulla Terra, dove l’invasione demoniaca ha subito una battuta d’arresto. Ed infine Immora, la capitale dell’Inferno e dove ha luogo lo scontro finale tra il bene e male, introdotta da una cutscene epica che richiama lo scontro finale del film Marvel Avengers: Endgame.

L’unica aggiunta esplorativa di questo DLC è l’utilizzo del rampino della doppietta come strumento per agganciarsi a degli appigli sparsi per la mappa, anche se come detto precedentemente queste sezioni sono state ridotte e risultano a volte un po’ confuse, facendo impiegare qualche istante al giocatore prima di capire dove andare.

 

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Tecnica, arte e longevità

Parlando del lato tecnico di The Ancient Gods Parte 2, non si poteva migliorare qualcosa che è già perfetto. Il motore grafico si comporta in modo eccellente su ogni piattaforma senza cali di fps e questo discorso vale anche per PC di scorsa generazione mantenendo risoluzioni elevate.

Spiace per la caratterizzazione delle aree di gioco, che paiono più ritocchi di luoghi già visti che vero e proprio nuovo contenuto, così come il comparto audio, che mantiene il sound metal ma senza riuscire a galvanizzare il giocatore durante gli scontri come nel gioco base.

Il DLC è facilmente completabile in circa quattro ore, escludendo eventuali blocchi in delle arene un po’ più ostiche, con la possibilità di aumentarle manualmente alzando il livello di difficoltà, ma vi avvertiamo: è un ragionamento attuabile solo dai giocatori più abili.

Mancano purtroppo all’appello novità sulla componente multiplayer, che tuttora è rappresentata solo dalla Battlemode, dove due giocatori che impersonano demoni di diverso tipo devono cercare di ucciderne un terzo, che interpreta il Doom Slayer dotato di tutto il suo arsenale.

 

 

3.5

CONSIDERAZIONI FINALI

Doom Eternal riceve un finale leggermente sottotono con The Ancient Gods Parte 2, il quale porta avanti le ottime intenzioni della parte uno in ambito di gameplay, ma non riesce a concretizzare un’escalation perfetta con tutti gli elementi aggiunti in corso d’opera.

In generale, in termini narrativi e non solo, si ha comunque la percezione che i due DLC siano un unicum con il titolo base e non possano essere trascurati se avete amato Doom Eternal. Quel che resta da sperare, al fine di collocare questo titolo nell’Olimpo degli FPS, è che gli sviluppatori si concentrino sulla componente multiplayer ora che le avventure del Doom Slayer sono momentaneamente concluse.

 

La nostra scala di valutazione

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