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Mafia: Definitive Edition – Recensione del remake

Mafia: Definitive Edition – Recensione del remake

Il primo capitolo della saga di Mafia ha fatto la storia dei videogiochi e ha influenzato radicalmente tutta l’industria videoludica negli anni a venire. Influenzata a sua volta dai grandi classici del cinema come Quei Bravi Ragazzi di Scorsese, Gli Intoccabili di Brian De Palma e C’era una volta in America di Sergio Leone, nel 2002 Illusion Softworks racconta una gangster story di rilievo e dalla narrativa impressionante. Un gioco che, senza alcun dubbio, ha uno storytelling immortale, ma caratterizzato da un gameplay e da una grafica purtroppo poco resistenti alla prova del tempo.

Il tempo, infatti, ha reso Mafia: The City of Lost Heaven un titolo vecchio, quasi impossibile da giocare per i videogiocatori di questa generazione. Hangar 13 ha riportato nel 2020 un prodotto che doveva per destino essere immortale in tutto e per tutto, restrutturandolo con una regia degna, una grafica al passo coi tempi e con alcuni accorgimenti di gameplay già sperimentati col terzo capitolo della saga. Un remake molto ambizioso, ma importantissimo per la cultura videoludica contemporanea.

Pubblicato da 2K Games, Mafia: Definitive Edition è disponibile su PlayStation 4, Xbox One e PC tramite Steam ed Epic Games Store al prezzo di 39,99€. Qui di seguito trovate il trailer di lancio ufficiale, dopodiché possiamo cominciare la nostra analisi dell’avventura nella città di Lost Heaven.

 

 

Quei Bravi Ragazzi

Sulla trama di Mafia: Definitive Edition si apre una grande discussione, poiché se il lato tecnico è il tallone d’Achille del primo capitolo, sicuramente non lo è lo storytelling. In quanto a narrazione, infatti, il videogioco originale del 2002 è quasi perfetto in ogni suo aspetto. Meritava però di essere aggiornato e rivisto in alcuni suoi punti, e il lavoro svolto dallo studio statunitense va ben oltre un banale aggiornamento. Hangar 13 non stravolge radicalmente il significato e il sottotesto della trama originale, ma aggiunge più profondità a molti personaggi, cercando di tesservi intorno una ragnatela di eventi e di aspirazioni che li rendono molto più influenti sullo sviluppo caratteriale di Thomas Angelo.

Sam e Paulie, comprimari e scagnozzi di Don Salieri, escono meglio caratterizzati nei loro valori e nelle loro intenzioni, caratterialmente più sfaccettati nonostante rappresentino in tutto e per tutto dei personaggi macchietta, tipici del genere gangster movie. Sarah, l’interesse romantico del protagonista, invece ha finalmente una caratterizzazione degna di nota e non è più un personaggio piatto e privo di logica, come nel prodotto originale. Lei ha carisma e determinazione, caratteristiche rese ancora più importanti visto il contesto politico e culturale in cui si ambienta la storia: gli Stati Uniti degli anni ’30. Uno scenario in pieno fermento, che mostra sia il risultato disastroso della politica proibizionista di Hoover che il cambiamento culturale apportato dalle battaglie dei movimenti per il diritto di voto alle donne, riconosciuto negli USA nel 1920.

Il susseguirsi degli eventi principali è semplice da seguire e la maggior parte dei capitoli del gioco originale sono stati ripresentati fedelmente, mentre altri sono stati rivisitati narrativamente e accorpati ad altri, cercando di creare una trama meno frammentata e più organica.

La campagna principale di Mafia: Definitive Edition dura circa 15-17 ore. Un paio di capitoli e missioni sono state tagliate, riducendo quindi la durata del gioco rispetto al titolo del 2002, ma si tratta comunque di una longevità superiore alla media dei titoli del mercato contemporaneo.

Sono anche stati revisionati i dialoghi, svolgendo un lavoro gradito ma non strettamente necessario. Se nel prodotto originale i dialoghi erano più altisonanti, qui cercano di essere più realistici e meno idealizzati. Hanno subito modifiche molte battute e diversi monologhi: cambiamenti che, nel contensto generale del prodotto, non suonano male e non danno l’idea di un’aggiunta irrispettosa e indiscreta. Anzi, questi permettono al giocatore di comprendere perfettamente le sfaccettature caratteriali evidenziate in precedenza, rendendo il remake di Mafia: The City of Lost Heaven un prodotto rispettoso dell’opera originale, ma al tempo stesso indipendente da essa.

 

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Don Salieri e Vinnie

Lo stile profondamente cinematografico dell’opera prima è stato mantenuto e accentuato ulteriormente attraverso una regia e un voice acting ben realizzati. La regia risulta più dinamica e maggiormente adatta per un prodotto di questo genere, anche se la camera effettua dei movimenti eccessivi in alcune sequenze.

Per quanto riguarda il doppiaggio, nella versione italiana le voci di molti personaggi sono ottime mentre per altri risultano abbastanza stereotipate, scimmiottando e forzando un accento siculo come già si era visto nel doppiaggio italiano dell’opera originale. Paulie ha un doppiaggio fin troppo caricaturale e a tratti eccessivo, facendo spesso perdere credibilità al personaggio. Comunque, in generale i doppiatori italiani di Mafia: Definitive Edition sono perfettamente all’altezza del doppiaggio realizzato con Claudio Moneta e Riccardo Rovatti, mantenendo alto il livello di voice acting. Ma a favorire la fruizione e il maggior coinvolgimento nel prodotto è soprattutto la nuova grafica, presa direttamente da Mafia 3 e caratterizzata da una discreta pulizia delle texture e da animazioni facciali perfette durante le cutscene, denotando un utilizzo magistrale delle tecnologie di motion capture.

A scandire il ritmo di gioco arriva una colonna sonora eccezionale realizzata da Jesse Harlin, già compositore delle colonne sonore per Mafia 3, Star Wars: The Old Republic e Star Wars: Republic Commando. Il compositore statunitense riprende i temi musicali cult dell’opera del 2002, arrangiati dal compositore Vladimir Šimůnek ed eseguiti dalla Boehmia Symphonic Orchestra. La traccia As Good a Place as Any to Start è infatti il riarrangiamento effettuato da Harlin del tema principale del prodotto di Illusion Softworks. La colonna sonora avvolge la storia in un alone di epicità, un epopea criminale che nell’industria videoludica ha pochi eguali. Viene comunicata efficientemente l’impronta caratteriale del protagonista, dirompente e violento ma allo stesso tempo pieno di dubbi etici e morali sulle azioni criminali che sta svolgendo.

 

C’era una volta in America

Il comparto grafico di Mafia: Definitive Edition è sicuramente una manna scesa dal cielo rispetto al prodotto originale. Se per l’epoca il primo capitolo era bello visivamente, con il veloce sviluppo delle tecnologie e della computer grafica è diventato obsoleto in breve tempo. Il rifacimento grafico dedicato alla città di Lost Heaven è di ottima fattura e profondamente suggestivo, tuttavia il motore di gioco soffre nel mantenere gli fps stabili. I cali sono infatti frequenti, ma non intralciano la corretta fruizione del titolo. Anche sul lato tecnico non abbiamo riscontrato alcun bug, glitch o crash che impedisse la normale giocabilità del titolo.

La città fittizia ispirata a Chicago splende di luce propria attraverso l’engine già utilizzato per Mafia 3: gli effetti di luce e il realismo degli ambienti sono i punti forti di questo remake. Le animazioni facciali dei protagonisti sono ottime sia durante le fasi di gameplay che durante le cutscene. Questa perfezione però si perde quando ci focalizziamo sui passanti o sugli NPC che incontriamo, che invece mostrano animazioni più raffazzonate e imprecise rispetto agli altri. Nel complesso quindi il comparto grafico è ben realizzato, ma non è eccellente: con maggiore attenzione lo si sarebbe potuto rendere davvero mozzafiato.

Oltre alla questione grafica c’è da analizzare più nello specifico lo sfruttamento dell’ambiente di gioco: l’open world è pieno o è solo la cornice della nostra avventura? Nel gioco originale del 2002, Lost Heaven era la cornice della storia di Tommy Angelo, ma non si poteva interagire con l’ambiente. Del resto, anche le tecnologie dell’epoca non permettevano uno sviluppo di questo tipo. La città era perciò esplorabile liberamente, ma farlo non aggiungeva nulla alla nostra esperienza di gioco in quanto non c’erano missioni secondarie o terziarie.

Nella Definitive Edition il team di sviluppo aveva la possibilità di ampliare l’open world rendendolo più vivo e aggiungendo missioni utili all’introspezione ancora più dettagliata di personaggi secondari o di particolari dinamiche del mondo criminale di Lost Heaven. Tutto ciò non è stato fatto e questo è un grandissimo peccato, soprattutto se si guarda all’ultimo capitolo di Mafia prodotto da Hangar 13 e con protagonista Lincoln Clay: New Bordeaux è una città piena di attività da svolgere e possiede addirittura il problema opposto, ovvero la sovrabbondanza di attività eccessivamente ripetitive. Sembra che il team non riesca a trovare una via di mezzo: o troppo o niente. La città di Mafia: Definitive Edition rimane dunque la cornice nel quadro della storia di Tommy Angelo e questa scelta di design è, in fin dei conti, corretta rispetto all’opera di riferimento, ma un’occasione mancata di ulteriore sviluppo.

Il nostro protagonista si districherà nel traffico cittadino andando da punto A fino a punto B, osservando il paesaggio e non potendo fare nulla di più che tenere l’attenzione salda al proprio veicolo. Tuttavia quest’ultimo, nella difficoltà definita “classica” (ovvero la difficoltà dell’originale Mafia), rende la guida un’esperienza molto interessante.

 

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Patente e libretto

Taxi Driver

Tommy Angelo è un abile autista e nel corso della storia saranno diverse le occasioni in cui sarà richiesto di usare questa sua abilità per un inseguimento o per una corsa, o più banalmente per lo spostamento nella città. Le meccaniche di guida nel Mafia originale sono piuttosto difficili da padroneggiare e nel remake questa particolarità non è andata perduta: un miscuglio pseudo-simulativo che però ha un grande fascino.

Al di là delle collisioni, spesso e volentieri poco credibili, si erge un sistema di guida profondo che permette di comprendere appieno lo scopo del gioco: le strade di Lost Heaven hanno delle regole, e chi le viola deve pagare le conseguenze. La polizia, infatti, è molto più reattiva alle nostre nefandezze alla guida, con tanto di inseguimenti e multe per eccesso di velocità. In generale i veicoli disponibili risultano difficili da padroneggiare correttamente sulla strada, soprattutto ad alte velocità. La visuale del veicolo è in terza persona e avremo a disposizione una serie di pannelli nell’HUD che ci forniscono le informazioni necessarie alla guida. Nel gameplay dei veicoli è anche disponibile uno speed limiter, un comando che permette di limitare la velocità massima così da non destare sospetti e non attirare la polizia, rispettando il limite di velocità e ascoltando con più tranquillità i dialoghi che i protagonisti hanno durante gli spostamenti.

I veicoli possono essere scelti entrando nel garage dietro il locale di Salieri: per salvare un auto e rivederla nel garage è sufficiente salirci sopra. In Mafia: Definitive Edition c’è una grande varietà di veicoli ed è possibile utilizzare non soltanto mezzi a quattro ruote, ma anche le nuove e inedite motociclette. In generale il sistema di guida è più che discreto e rappresenta un elemento di gameplay interessante, rendendo coinvolgenti persino gli spostamenti durante le missioni. Inoltre durante i frequenti inseguimenti sarà possibile sparare dall’abitacolo della vettura per mettere fuori gioco i nostri avversari. La meccanica di sparo dal veicolo è stata controbilanciata per essere il più semplice possibile e garantire una sequenza di gioco dinamica e cinematica: se fosse stato integrato il gunplay, infatti, la difficoltà di quelle sequenze sarebbe aumentata in maniera esponenziale. Proprio il gunplay è un altro punto fondamentale del gioco e, nonostante si vedano i miglioramenti effettuati da Hangar 13, questo risulta spesso poco preciso.

 

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Fedora e Tommy Gun

Gli Intoccabili

Il gunplay di Mafia: Definitive Edition rappresenta uno dei punti più peculiari del prodotto. Questo è impreciso e non molto efficiente per uno sparatutto in terza persona. Lo studio statunitense ha dichiarato di aver realizzato le fasi di shooting tenendo conto di alcune particolarità fisiche sostanziali del protagonista: Tommy Angelo, infatti, non è un combattente o un soldato come Lincol Clay in Mafia 3, ma un tassista con poca esperienza nelle sparatorie. La volontà degli sviluppatori era quella di creare delle fasi di azione che esteriorizzassero il background del protagonista, rendendo le sequenze parte integrante della sua caratterizzazione. In ambito cinematografico tutto ciò è già stato ampiamente sfruttato: basti pensare alla recitazione di Charlize Theron in Mad Max o The Old Guard. In ambito videoludico queste scelte di design sono ancora da esplorare nella loro interezza: per adesso pochi titoli hanno voluto far “recitare” il personaggio principale anche attraverso il modo di affrontare gli scontri (uno di questi è The Last Of Us Part 2, nel quale è possibile notare la differenza nel combattimento tra Ellie e Abby).

Il gunplay impreciso di Mafia rappresenta una scelta di game design, realizzata però in maniera esagerata. Questo, in lunghe fasi di shooting, diventa molto difficile da gestire e non fornisce quel tipo di coinvolgimento necessario per godersi l’esperienza. A mitigare queste sottigliezze arriva però un sistema di coperture efficiente, con in aggiunta delle meccaniche stealth (come ad esempio la possibilità di spostare i cadaveri) che permettono al giocatore di approcciarsi a molte missioni in maniera completamente silenziosa e alternativa rispetto all’opera originale.

Nel contesto generale lo shooting è realizzato discretamente e la difficoltà di gioco è comunque moderata, garantendo una sfida che difficilmente risulta frustrante. È da notare, però, che giocando in difficoltà classica la sfida diventa senza dubbio più ardua: ai nemici bastano pochissimi colpi per abbattere Tommy ed è necessario prendere molta confidenza col gunplay per avere il medesimo risultato contro i propri avversari.

 

 

3.5

CONSIDERAZIONI FINALI

Mafia: Definitive Edition è un remake riuscito sotto diversi punti di vista, rispettoso dell’opera originale e innovatore sia nel comparto tecnico che narrativo. Non gli mancano i problemi, soprattutto nell’ottimizzazione e nel gunplay, e senza dubbio non rappresenta un prodotto storico, ma è un rifacimento necessario per permettere alle nuove generazioni di godere dell’esperienza narrativa di Mafia: The City of Lost Heaven con le tecnologie dell’attuale generazione. Hangar 13 ha svolto un ottimo lavoro, anche se l’influenza storica di questo titolo sarà nettamente inferiore rispetto all’opera del 2002. In ogni caso è inutile girarci attorno, Mafia: Definitive Edition è un remake che non si può rifiutare.

 

La nostra scala di valutazione

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